Pompano di brutto, i primi due minuti. Bacche, Rabbia E Alcol è il classico pezzo incazzato dei Sydrojé: solo basso sulla strofa, muro sonico nel ritornello, linea vocale incisa due volte. I temi della sofferenza e della guarigione, anche se stravisitati dal gruppo, sono espressi in un modo talmente sincero da risultare convincente.
Subito dopo, giustamente, il lentaccio quasi acustico: Stupido Cuore ha una delle migliori linee di basso mai suonate da Andrea. Ste tira fuori la sua ottima voce, sempre precaria, sempre sul punto di rompersi, e nell’intermezzo si avventura in un parlato che all’ascolto rimanda ai grandi salmodianti del rock alternativo italiano anni ’90: più che Giovanni Lindo Ferretti, in questo caso, Emidio Clementi.
Parte piano anche Nido, che subito però si fa sincopata con la batteria di Muke, poi sembra crescere come una marea e, invece, si ritira. «Quello che cerco, amico / È un luogo dolce, un nido», canta Ste, che per contro descrive la desolazione «In una stanza vuota / In un mondo vuoto / E in un ragazzo vuoto».
Chiude con autoironia Bimba Suicida, che (a dispetto del titolo funerario) è un grunge grezzissimo, quasi stoner (il riff acido e pulito si innesta su un carrarmato monocorde di chitarra distorta), che parla di una coppia di scoppiati narcisi e autodistruttivi con toni che sfiorano il grottesco. Il testo scritto non rende giustizia: ascoltate il pezzo, ché fate prima.
Reinfilato il cd nella solita ottima copertina (fotografie e disegni di Eta), insomma, posso dire che questi quattordici minuti fanno ben sperare per il prossimo disco. Avanti ragazzi!
Carmine Caletti