Prima domanda doverosa: come va la schiena in questo periodo?
Bene. Ho avuto problemi alla schiena quando è finita la tournée di Dal Lofai Al Cisei, però li ho superati.
Da quali artisti ti senti più influenzato?
Questa è una domanda a cui si fa sempre un po’ fatica a rispondere, non c’è un nome… Bisognerebbe andare più sullo specifico: se mi indichi qualche canzone potrei dirti dov’è nata l’idea, ma così, generica… Ma di cosa stiamo parlando, del disco Golia & Melchiorre?
Mah, di tutti i tuoi dischi, ma anche di che cosa ascoltavi, per poi arrivare, nel tuo percorso, a questo misto di cantautorato, di rock’n’roll…
Son partito coi classici: Celentano, il beat italiano, molto rap americano, classici come Jimi Hendrix, Jon Spencer, Beck, Nirvana, ’na marea di gruppi… Se parliamo del mio doppio disco, all’epoca mi aveva colpito molto il disco di Peaches. Invece, per la parte acustica, Dylan è sempre lì per me…
Se ti dico Neil Young?
Anche Neil Young.
Alcune volte leggo, o sento che alcuni definiscono la tua musica “demenziale”, e secondo me sbagliano di brutto. Io la definisco “iperrealista”. Sbaglio anch’io?
No, è un bel termine “iperrealismo”… Quando ho iniziato a scrivere i primi testi, legati agli oggetti quotidiani, non pensavo di fare dell’iperrealismo. L’ho fatto perché mi veniva di parlare del cellulare scarico o delle menate che mi facevo… Non è che pensavo: «Voglio fare dell’iperrealismo»…
Concettualmente.
No, no, non sono così concettuale.
Sì, poi, perché è necessario confondere il senso del divertimento, di suonare, di fare del casino sul palco… Con il demenziale? Cioè, è questo che non capisco in quelle definizioni.
Chi mi apprezza dice che non sono demenziale, cioè, sono anche demenziale… Hasta La Schiena Siempre ha un testo, volendo, demenziale, però neanche così tanto perché in effetti sono stato male tre mesi!
Eh, cavolo! È autobiografico!
Però ho voluto sdrammatizzare un po’ quella situazione.
Pensi che la tua musica abbia anche un valore politico, nel senso più ampio del termine?
Mmm… Bah, se “politico” lo intendiamo in senso civico, no. Se intendiamo invece dare a “politico” un senso sociale, forse sì. Ma “politico” nel senso stretto del termine, no.
Stare a Milano ti piace o no?
Sì, è bello. Bella città.
Era diverso quando una canzone nasceva a San Martino o quando adesso nasce a Milano? Cioè, l’ambiente forgia il tuo modo di comporre?
Io sono nato in campagna. Tantissime mie canzoni vengono da lì.
In Sei Bella Come Il Dì poi lo citi, anche.
Sì, quello è un pezzo già di qualche anno fa, ma anche nell’ultimo disco, Arriva Golia!, c’è la canzone Mezzora Prima Di Morire che ho scritto nel ’98 o ’99, quasi cinque anni fa, quasi quattro anni prima che uscisse. Come Casalingo. A me piace molto stare in città, non tornerei più in campagna. Tra qualche anno potrò capire se effettivamente la città m’ha dato un nuovo stile di composizione.
Nuovo disco. Come procedono i lavori?
Il nuovo disco è pronto. È prodotto da Giorgio Canali. Si sente la sua mano: è rock, e c’è un tocco di Verdena. Mi piace appoggiarmi al produttore.
Ti ricordi qual è il primo disco che hai comprato?
Sì, Are You Experienced, di Jimi Hendrix, su consiglio di mio papà. In vinile, ce l’ho ancora.
Grande. L’ultimo?
L’ultimo che ho preso… Madonna.
Hai preso Madonna?
Eh, Madonna… È forte.
Qua mi hai sorpreso. Tu sei un vero rock’n’roll animal. Perché i gruppettini che ci sono in giro adesso non sanno rockeggiare sul palco?
Mah, io mi muovo quando ho voglia di muovermi. Ho fatto delle serate acustiche dove non era necessario muoversi, anzi, sarei stato patetico. Dipende dalla serata: è chiaro che quando c’è una bella serata rock mi piace molto muovermi, imitare i miei eroi, Iggy Pop, Robert Plant, Jimi Hendrix…
Gli assoli in ginocchio…
…Mick Jagger, ma anche Celentano. È un gioco, se ci sono gruppi che non lo fanno è perché hanno uno stile diverso dal mio. Ci sono persone, secondo me, che anche stando ferme danno molta intensità.
Ma tanti gruppi della scena indie hanno questo essere presi male tanto per essere presi male.
Hanno un approccio alla musica, secondo me, legato alla morte. Suonano non per divertirsi ma per far vedere che stan male, però a noi non ce ne frega niente se loro stan male. Perché anch’io sto male, però…
Sfrutti la sofferenza usandola come energia.
Di me non sopportano il lato giocoso; dal canto mio non capisco perché questi ragazzi debbano farsi del male proponendo delle situazioni live spesso imbarazzanti per il pubblico. Bisogna proporre un sorriso, anche quando c’è il pezzo d’amore, triste.
Un po’ di speranza, insomma!
Sì, un po’ di genuinità!
Interessi e principali passioni, oltre alla musica?
Biliardo. Mi piace scrivere, usare la telecamera, fare foto, usare il computer. Photoshop, DreamWeaver per fare i siti Internet. È divertente.
Ci sono cose che ti fanno assolutamente incazzare o… Non Mi Arrabbio Mai?
Non mi arrabbio mai molto. Mi arrabbio quando muore la gente povera e sembra che non si possa fare niente, come per la tragedia dello Tsunami. Ma non è proprio rabbia… Faccio fatica a risponderti, scusa.
Fantastico, sei della mia pasta! Anch’io sono un gran buono. A fare i video ti rompi i coglioni o ti diverti?
Mi piace molto, ci metto molto di mio. Il soggetto di Casalingo l’ho scritto io, l’idea di Io Mi Rompo I Coglioni era invece del regista. Facemmo anche un terzo video, Pasta Al Burro, che però non è uscito in televisione ma inserito in una galleria d’arte a Milano. L’idea di Il Sintetizzatore è mia, con qualche aggiunta del regista, mentre Carla È Franca è proprio del regista. Mi piace fare i video.
Così ci riallacciamo alla prossima cosa che mi interessava sapere: le citazioni, che trovo frequentemente nelle copertine, nei video… Sono opera tua? Il video di Carla È Franca cita quello di Sign “☮” The Times di Prince, la copertina di La Gioia Di Melchiorre cita quella di Harvest di Neil Young…
Bob Dylan e i Beatles dicevano che Elvis era il loro maestro. Mi piace citare: la musica è talmente vasta… Sono passati cinquant’anni di rock, è inevitabile citare: infatti io adoro il rap, che è basato sul campionamento. Per me è un tributo: se io prendo un pezzo degli 883 e lo metto dentro un mio disco, faccio girare la musica.
Dimmi il nome di un rocker non più in vita con cui ti sarebbe piaciuto condividere il palco.
Beh, un bel John Lennon… Un bel duetto, lui al pianoforte, io alla chitarra, a fare Imagine… Mi scoppierebbe il cuore dall’emozione.
Capelli: perché da un paio d’anni li tieni più corti? Prima avevi quella bella chioma fluente…
Sai che ne parlo in Sentimento Westernato…
Infatti ipotizzavo che li avessi tagliati per sistemare l’insicurezza nei rapporti di cui parli in Vorrei Avere Un Dio.
Ho avuto i capelli lunghi quando avevo vent’anni, per un anno; poi li ho tagliati e li ho sempre tenuti così, li ho fatti crescere proprio nel periodo in cui poi ho firmato, sono andato a fare le prime foto, i video in televisione, e lì erano lunghi. Ho fatto la tournée con i capelli lunghi, quando mi sono stufato li ho tagliati. Sono durati due anni. Mi piace cambiare.
Spero di non toccare un tasto dolente, ma… Te ne fregava di andare a Sanremo?
Sì, mi sarebbe piaciuto. Quando andai a firmare il contratto, una delle prime cose che mi chiesero era se ero disposto ad andare a Sanremo. Io dissi: «Andiamo», e loro rimasero colpiti da questa cosa: «Cazzo, un indipendente, un alternativo, vuole andare a Sanremo‽». Sono quattro anni che sto alla Universal ma non mi hanno ancora mandato! Quest’anno c’era la possibilità di andare, anche perché, uscendo il mio disco tra pochi mesi… Non mi hanno selezionato.
Tanto non ti meritavano.
Ma no, dai… E poi è un ambiente molto diverso dal mio, avrei sicuramente imparato qualcosa.
Pensi di essere più un ottimista o più un pessimista?
Ottimista. È molto più difficile essere ottimisti. È una lotta contro il proprio egoismo.
Sì, dire «Andrà a finire tutto in merda» è semplice.
Bisogna credere che si può stare meglio: so che sembro un idealista, però… Lo sono.
E io sono d’accordo. E se uno ti ferma per strada e ti dice: «Bella Bugo, sei un genio!», tu cosa gli rispondi?
«È vero».
Grandissimo. Bella Bugo, sei un genio!
Ah, ok, grazie!
Rock’n’roll!
Carmine Caletti