Hellekin Mascara – Cornacchie A Sabbioni Beach

Nella musica degli Hellekin Mascara il rapporto con la voce è sempre stato problematico. Ricordo il brano Tra Qualche Tempo (tratto da Roger, demo di qualche anno fa), nel quale un racconto parlato emergeva a fatica dal magma sonoro. In tempi più recenti la musica ha preso (definitivamente?) il sopravvento, nella misura in cui nel nuovo ep, Cornacchie A Sabbioni Beach, non c’è ombra di cantato. Gli Hellekin possono quindi essere definiti un power trio strumentale: l’ossatura classica di chitarra, basso e batteria li colloca in sospeso tra il rock’n’roll cristallino alla Rosolina Mar (due chitarre e batteria) e i deliri distorti alla Morkobot (due bassi e batteria). In mezzo un po’ tutto: riff accattivanti che cambiano di tonalità, velleità prog rock (ritmi spezzati, tempi dispari ecc.), solidi giri di basso mentre la chitarra parte per la tangente, onirici passaggi post rock (penso all’ultimo brano, 1-0 Brusowski), una spruzzata di stoner per gradire.
Decisamente piacevole, il disco. Giovanni, Vincenzo e Stefano suonano con ottima intensità e l’esecuzione assume maggiore valore poiché il tutto è stato registrato in presa diretta. La durata, lo scrivo per chi magari si spaventa all’idea di ascoltare un “mattone” strumentale, è tutt’altro che oceanica: sei tracce da meno di quattro minuti l’una, in media.
Dicevo che il cd è interamente privo di cantato, ed è vero, ma non è del tutto privo di voce. Alla fine, infatti, dopo pochi secondi di silenzio, è presente una brevissima ghost track, nella quale un uomo al telefono farfuglia qualche parola un po’ sconnessa. Più significative, credo, sono in realtà le grida sguaiate, di pura carica elettrica, presenti nella title track d’apertura, nella terza traccia (Troglos) e nella quarta (Tarozzi, Amore Mio), ma percepibili solo se si ascolta il disco a volume sostenuto. Ed è questo a rendere pregna di senso la scelta del mutismo: gli Hellekin Mascara sanno come si urla, ma hanno scelto di tacere. E chissà che questo percorso non nasconda, in futuro, altri cambi di direzione.

Carmine Caletti