L’appuntamento al Teatro Monteverdi è per le dieci di sera: si parla di composizione di brani musicali. L’ospite è semplicemente un gran personaggio: Cristian Bugatti, in arte Bugo.
Al mattino, il cantautore novarese ha condotto un incontro simile con i ragazzi del primo e del secondo anno del Liceo Anguissola; la platea serale è invece ben più “stagionata”, pur con le dovute eccezioni.
Partenza fulminea: Allo starebbe per introdurre l’incontro, ma Bugo chiede immediatamente di far ascoltare al pubblico gran parte di un brano del suo ultimo disco doppio: Alelluia 1 Rep, da Arriva Golia!, viene sparata a un volume decisamente sostenuto (ma al Bugatti non basta: chiede in continuazione di alzare); alla fine del contributo audio, Bugo ci propone dal vivo la versione acustica del brano (semplicemente Alelluia, presente sull’altra facciata del doppio cd, intitolata La Gioia Di Melchiorre), insistendo sul concetto dell’accordo di sol che domina la composizione, e riconducendo a questo l’ossatura da cui è nato il brano.
Quasi subito dopo, ascoltiamo (questa volta su richiesta del pubblico) Hasta La Schiena Siempre (ancora da Arriva Golia!): di questa canzone, Cristian parla sotto molteplici aspetti: il testo autobiografico; il titolo, scherzoso e al contempo critico nei confronti dell’abuso che si fa della figura e delle parole di Che Guevara; le influenze musicali che si mescolano al suo interno.
Dopo alcune domande da parte del pubblico, a cui Bugo risponde in maniera giustamente un po’ caotica e spesso di un’ilarità devastante, si passa a un terzo brano di Arriva Golia!, cioè Caramelle, con qualche altra osservazione, ma anche con risate a cascata dovute alla spiegazione del verso: «Non c’è più religione» (che significa, parola di Bugo: «Se non si possono più neanche mangiare le caramelle in pace…»).
Ancora domande dai presenti delle prime file, Cristian risponde sempre tra il serio e il faceto, con quell’irresistibile aria un po’ spaesata. Intanto però ci parla delle sue mille influenze (grandi nomi del rock, del country e del folk passati, italiani e stranieri, ma anche – per esempio – l’electroclash di Peaches o il rap degli amici Uochi Toki) e di come nascono le sue canzoni: in alcune sente l’esigenza di parlare di un certo argomento, e parte quindi dal testo; altre da un semplice giro di accordi, o da un riff.
Nella parte finale dell’incontro, Bugo parla del suo percorso di artista, degli inizi alla batteria, del successivo avvicinamento alla chitarra (avvenuto durante il servizio militare), della prima canzone composta, un blues tutto in mi, Faccio Il Militare (risate). E poi dei concerti con il gruppo, sciolto dopo la presa di coscienza di voler intraprendere una strada da solo, delle persone che lo hanno apprezzato e gli hanno fatto registrare il primo disco, dei «Venduto!» che gli piovevano addosso nei primi concerti dopo il contratto con la major Universal, dell’approdo a Sanremo 2006 mancato per un soffio, delle etichette di “alternativo”, “indipendente”, “diverso”, che lasciano il tempo che trovano, della paura di ripetersi, del fatto che in fondo chi se ne frega se il singolo lo decide la casa discografica, l’importante è fare musica.
Durante questo excursus, Cristian, infastidito dalle luci di proscenio, si siede sul lato del palco e, allungando le gambe, fa cadere i primi due mattoni della fila che contorna il palco stesso. Il pesante blocco unico precipita con un bel tonfo davanti alla prima fila. Lacrime agli occhi dal ridere per tutti.
Alla fine tanti applausi per Cristian Bugatti da San Martino di Trecate, provincia di Novara, e una menzione speciale per la cintura da donna con fibbia dorata enorme: rock’n’roll!
Martedì 24 gennaio, terzo appuntamento da non perdere. Si parlerà di produzione e arrangiamento di brani musicali con un personaggio storico del rock indipendente italiano: Gianni Maroccolo.
Carmine Caletti